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venerdì 30 settembre 2011

Risata Contagiosa

Tom Ford – A Single Man

Locandina A Single Man

Un film di Tom Ford. Con Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult, Matthew Goode, Jon Kortajarena, Paulette Lamori, Ryan Simpkins, Ginnifer Goodwin, Teddy Sears, Paul Butler [II], Aaron Sanders, Keri Lynn Pratt, Nicole Steinwedell, Ridge Canipe, Nicholas Beard, Brad Benedict, Jenna Gavigan, Brent Gorski, Adam Gray-Hayward, Marlene Martinez, Paul Butler, Lee Pace, Alicia Carr. Drammatico, durata 95 min. - USA 2009.

Los Angeles, 1962. George Falconer è un uomo solo. Professore inglese di letteratura all'università, George ha perso in un incidente il compagno amato da sedici anni. Incapace di reagire al lutto e all'afflizione, riordina carte, oggetti e sentimenti e decide di togliersi la vita con un colpo di pistola. Proveranno a “ripararlo” e a trattenerlo sul baratro, Charley, una vecchia amica delusa e disillusa, e Kenny, uno studente disponibile e sensibile. Spiegati i missili nucleari a Cuba e puntata l'arma alla tempia, la “crisi” pubblica e privata è destinata a esplodere o a rientrare.
Una cravatta, un paio di gemelli, un paio di scarpe, una lettera, due lettere, un vestito regalato e poi indossato, un libro mai chiuso, un disco ascoltato: oggetti scoperti dalla macchina da presa di Tom Ford, abbandonati nelle inquadrature come indizi, tracce, segni, impronte del destino. Quello di un uomo rimasto solo con ciò che resta di ogni storia e di ogni amore, non il corpo di chi li ha vissuti e consumati ma le cose che lo hanno messo in comunione con l'altro da sè. Lo stilista statunitense che ha rilanciato le case di moda Gucci e Yves Saint Laurent debutta alla regia, impeccabile come un paio di Oxford lucidate a specchio.
Trasposizione del romanzo omonimo di Christopher Isherwood, A single man è un film di oggetti, colori, spazi, suoni, che funzionano come “luoghi” in cui le vite si incrociano e si separano, in cui il desiderio ha lavorato e continua a lavorare, raccontando dentro un frammento tutte le storie (d'amore) possibili, tutte le storie del mondo. Sospeso dentro l'ultimo giorno di un uomo e dentro la perfezione formale del suo décor, A single man è un mélo intessuto di atti mancati e infiniti (rim)pianti. Fermamente agganciato a un presente che non ha alternative, nel (melo)dramma di Ford la dialettica dei sentimenti resta prigioniera di malinconiche allucinazioni retrò o di fughe in avanti verso un tempo scaduto. Il professore di Colin Firth, portatore di un dolore universale, vive (e muore) nell'attesa del ricongiungimento all'amato. I due amanti sono corpi a distanza destinati a riunirsi in un bacio e dentro una fotografia che riesce a scolpire i colori anche nel buio e nel fuori fuoco. Il lutto è allora lo spirito della scena, espresso in termini di dolore e obbediente all'imperativo melodrammatico della dismisura, degli eccessi e delle ferite.
Senza esaurire i contenuti nel glamour di superficie, A single man si sottrae alle polarizzazioni manichee del melodramma, riuscendo emotivamente ancora più insostenibile. La “guerra fredda” che ossessionava gli americani negli anni Sessanta è sgelata e infiammata dalla fotografia di Eduard Grau e dalla musica (addizionale) di Shigeru Umebayashi (In the Mood for Love), sublimi orchestratori di note e luci, ossessionati, come il protagonista, dalla bellezza e dall'armonia perduta. Colin Firth, lubrificato dalle lacrime, è un corpo assediato da un sentimento di resa e agitato da pulsioni di morte, che si rivela parlando e patendo dentro gli abiti di Tom Ford.
È l'uomo solo che non rifiuta mai la gioia e neppure la sofferenza. L'attore inglese lascia magnificamente affiorare la verità del personaggio, abbandonando la pesantezza della corporeità e facendosi assolutezza del sentire, offrendosi come frontiera dell'amore e aspettando la morte sazio di vita.

Il voto di Pierolupo: 4/5
Esordio alla regia di Tom Ford, è un film elegante, composto, mai sopra le righe. Il protagonista è un uomo comune che si trova a subire un dolore comune; il tutto è affrontato con pacatezza, rigore, delicatezza. Il tema dell'amore uomo/uomo e donna/uomo è predominante e ancora una volta si dimostra strettamente collegato a quello della morte, come fossero elementi inscindibili, due facce della stessa medaglia. Colin Firth è eccezionale, un personaggio raffinato, appassionato e commovente. Bello.

http://www.fileserve.com/list/Vb4Fuqd

I'm Kingfisher - Arctic

Arctic

From track one the listener knows that they are in the hands of an experienced artist who knows his way round not only an instrument or a tune but also a sensibility.
‘Willing Night Plants’ opens with a jaunty flourish that is underpinned by the ever present sense of isolation and melancholy that seems to exist as a given in Scandinavian Americana. Yes there are hints of Dunger and The Lancaster Orchestra but Jonsson's voice is indivdual. Is it the phrasing that singing in English produces? Perhaps but lyrically too there is a sense of brooding, dreamlike desperation – ‘struggling and circulating limbs in frost bitten water’ and ‘crying on my closed eyes in the secret garden’ The album continues mining the seam of cold music with a heart of dust . Each track continuing the sense of the whole even ‘Deer Theatre’ which could be AHA with its synths and drums but without the swooning high vocals. Jonsson steers a thoughtful path with his delivery a spoken/whispered tone that swells to a powerful tenor. The template song comes with track 7 ‘Smile with your 1000 teeth’ a slow burn narrative driven by acoustic guitar that builds with an urgency and tension and just as the climax is expected it turns left into an understated Hammond five note solo before returning to the keening narrative which cracks as it concludes. This album delivers on many levels, perhaps the only thing it lacks is a sense of ambition. There are great songs, interesting arrangements, lovely touches of strings and guitar flourishes. Well worth investigating – one for Master Martin indeed.

http://www.myspace.com/thomasdenverjonsson

http://turbobit.net/12v5zu0zb6g3.html?ps=9371

Emidio Greco – Notizie Degli Scavi

Locandina Notizie degli scavi

Un film di Emidio Greco. Con Giuseppe Battiston, Ambra Angiolini, Giorgia Salari, Annapaola Vellaccio, Francesca Fava, Iaia Forte. Drammatico, durata 90 min. - Italia 2010.

Il Professore vive nella casa di appuntamenti della Signora lavando i piatti e sbrigando piccole commissioni. Alcune ragazze lo ignorano, altre, come Gina, lo stanno a sentire, un po’ per compassione e un po’ per compagnia. La sua vita cambia il giorno che, per fare un piacere ad una conoscente, va a far visita in ospedale alla Marchesa, un’ex prostituta che ha vissuto qualche tempo prima nella casa e che ha poi tentato il suicidio per una delusione d’amore. Per lei, a differenza di chiunque altro, la presenza del Professore è vitale e le sue parole un conforto. Tra i due nasce un sentimento inedito, che pareva sepolto per sempre .
Emidio Greco fa le cose di testa propria: pochi film, solo quelli che desidera ardentemente fare, per i quali è disposto ad aspettare non importa quanto tempo. È il caso di Notizie degli scavi , racconto morale di Franco Lucentini, che Greco adocchia dal momento dell’uscita, a metà anni Sessanta, con l’immagine di Leopoldo Trieste nelle mente per il ruolo del servile ma orgoglioso Professore e quella di Anna Karina per la Marchesa (l’avrà con sé nel suo bellissimo esordio, “L’Invenzione di Morel”). Il film vede la luce “solo” mezzo secolo dopo, nel nuovo millennio.
La scelta di Giuseppe Battiston e di Ambra Angiolini è una scelta forte, coraggiosa: il regista non è rimasto aggrappato alle prime idee sulla trasposizione del testo, ma ha voluto fare un film di oggi, pur conservando i dialoghi letterari di ieri. La sfida, che purtroppo non si può dire sempre e omogeneamente vinta, ha però un senso profondo, perché è nel confronto tra il passato e il presente, tra ciò che muta e ciò che rimane, radicato con le grinfie nella natura dell’uomo, che prima il racconto e poi il film coltivano la loro poesia. È davanti ai resti architettonici della meravigliosa Villa di Adriano, a Tivoli, che il Professore misura la sua mediocrità ma anche la sua utilità, il suo ruolo: alla marchesa, quasi morta, porta le notizie salvifiche di una bellezza che non muore, anche se il tempo dei fasti è passato e perduto per sempre, e di un sentimento che si ricrea ad ogni incontro.
Le riprese entro i confini della Villa non ottengono l’effetto ricercato (le immagini delle teatrali “Memorie di Adriano” con Giorgio Albertazzi erano di gran lunga più suggestive), ma l’incrocio di epoche e di mondi incongrui emerge invece bene grazie alla coppia di protagonisti e alle loro biografie così lontane, l’incontro delle quali è sufficientemente misterioso.
Se la letteratura di Lucentini dialogava con la Storia, il film di Greco dialoga col cinema dei decenni passati. Le battute sono forzate e desuete ma i personaggi rimangono straordinari, buoni per altri cento film diversissimi l’uno dall’altro. Greco ha fatto la sua scelta, dall’impronta autoriale marcata, e si è scelto consapevolmente e coerentemente il suo pubblico.

Il voto di Pierolupo: 2/5
Non so come si possa basare un film sulla insipida vita di uno sguattero, una noia mortale, Emidio Greco ha cucinato un piatto stopposo i cui principali ingredienti sono lentezza, monotonia, lungaggine, vuoto. In questo marasma annegano malinconicamente anche i due (altrove bravi) attori principali.

giovedì 29 settembre 2011

Rand Ravich – The Astronaut Wife

Locandina The Astronaut's Wife

Un film di Rand Ravich. Con Charlize Theron, Johnny Depp, Joe Morton, Nick Cassavetes, Clea Duvall, Donna Murphy, Samantha Eggar, Gary Grubbs, Blair Brown, Tom Noonan, Tom O'Brien, Lucy Lin, Michael Crider, Jacob Stein, Timothy Wicker, Brian Johnson, Sarah Dampf, Charles Lanyer, Carlos Cervantes, Conrad Bachmann, Rondi Reed, Seth Barrish, Ellen Lancasteri. Titolo originale . Commedia, durata 109 min. - USA 1999.

Spencer Armacost (Johnny Depp, lanciato da "Edward mani di forbice" e ormai affermatissima star) e sua moglie Jillian (Charlize Theron, vista in "Celebrity", "Il grande Joe" e soprattutto in "L'avvocato del diavolo" al fianco di Keanu Reeves) sono una coppia perfetta: bellissimi, innamoratissimi, soddisfatti del loro lavoro (astronauta della NASA lui e maestra elementare lei). Ma ben presto il loro idillio diventa un incubo: Spencer durante una missione nello spazio perde conoscenza, ma riesce a tornare a casa sano e salvo, facendo supporre che tutto sia andato per il verso giusto.
In realtà le cose non sono proprio così: infatti Jillian comincia a intravedere strani atteggiamenti in lui, e il pensiero che sia capitato qualcosa di strano durante la spedizione inizia a prendere corpo, al punto da far supporre che l'uomo che le sta adesso a fianco possa non essere suo marito. Intanto Spencer decide di lasciare la NASA e Jillian si accorge di aspettare due gemelli.
Con il procedere della gravidanza, la donna si rende conto di vivere in un autentico incubo: cosa c'è che non va in suo marito e nei gemelli?
Diretto da Rand Ravich, alla prima esperienza dietro la macchina da presa, il film riprende un tema sempre di grande efficacia come la possibilità che ci siano altre forme di vita nell'universo oltre la nostra. È senz'altro un thriller psicologico molto intenso che alterna situazioni di panico immaginarie a colpi di scena reali e improvvisi. Bravi i due protagonisti, con un Johnny Depp in duplice versione e una Charlize Theron decisamente brava e affascinante ormai esperta in gravidanze impossibili (famosa anche quella de "L'avvocato del diavolo) ma indubbiamente sempre più avviata a diventare una delle possibili nuove grandi star di Hollywood.

Il voto di Pierolupo: 3/5
Deludente thriller galattico che nulla lascia all’immaginazione, non c’è un attimo di sorpresa, ogni incidente, morte o rivelazione arriva esattamente quando ve l’aspettate, ed il finale lascia davvero a desisderare. Peccato perchè l’idea di base non era male.

http://www.fileserve.com/file/WMt6kKy
http://www.fileserve.com/file/jUS3rtd

Amanda Palmer - Who Killed Amanda Palmer

Who Killed Amanda Palmer (Dig)

Cantantessa, tastierista e co-autrice dei Dresden Dolls, Amanda Palmer si propone come letterata scrittrice (nonché, ovviamente, cantautrice di tutto rispetto) per varare la sua carriera solista secondo un pugno di canzoni altamente personali. Il parallelo twinpeaksiano con l’anti-eroina Laura e il motto pseudo-generazionale degli anni ’90 (“Chi ha ucciso Laura Palmer?”) ne è dunque forte metafora.
Per accompagnare i suoi palinsesti vitalisti, Amanda Palmer si avvale di arrangiamenti sia imponenti che particolareggiati, in ogni caso orbitanti attorno alla diade inscindibile di canto e pianoforte. Ben Folds, arruolato per l’occasione, ha svolto il lavoro con un’attitudine finanche debordante. Da questo disco emergono lati del cantautorato femminile pressoché sconosciuti.
Così, in “Runs In The Family”, teatrante filastrocca a perdifiato, la cantante dilaga tra pose da kolossal e contrappunti infantili. Ma la connessione tra concerto assordante e sfogo personale - avulso da pretese intellettualoidi - è esemplificato nei registri rabbiosamente sfaccettati (nevrotici, marziali, epici, nebbiosi, crepitanti) di “Astronaut”, un diktat d’avanguardia in forma-canzone.
Ma i registri apparentemente pacati si dimostrano i più taglienti. Ciò vale per il lancinante rosario Pachelbel-iano di “Point Of It All”, fulgore del disco, l’adamantina “Blake Says”, contesa tra un’inimmaginabile Lisa Germano ancor più alienata monomaniaca e un clavicordio scordato, e “Ampersand” soliloquio lunatico sotto forma di romanza che rimanda alle disperazioni di Lida Husik. “Have To Drive”, ancor più austera, si rivela operistica all’ennesima potenza (con tanto di progressione marziale e coro). Tramite “Strength Through Music”, per parlato cronista, rintocchi impassibili di piano, cantilena onomatopeica e synth accidiosi, l’autrice girovaga in abissi psichici indefiniti.
I numeri spigliati nascondono - nei casi migliori - insidie scarsamente assimilabili. In “What's The Use Of Wond'rin?”, in duetto con Annie Clark, una sciatta aria d’operetta novecentesca, lambisce vertici d’istrionismo pagliaccesco, e “Oasis” - nella sua marcata puerilità - mette alla berlina l’emo-pop adolescente (con armonie vocali Beach Boys-iane). “Guitar Hero” arroventa (fino ad annientarlo letteralmente) il piano con distorsioni in girotondo, e soprattutto la baraonda da musical di “Leeds United”, con un tour de force di fanfare da big band prebelliche caoticamente mischiate alla sporca malizia dei Garbage, costituisce un superamento di quell’hard-vaudeville alla Brecht di cui i Dresden Dolls stessi ne sono supremi titolari.
Album anche più di gruppo del gruppo madre (oltre alla produzione di Folds, ci sono svariati featuring che aiutano il concept di fondo: la cellista Zoe Keating, Strindberg, l’ex-Dead Kennedys East Bay Ray, Jared Reyonolds, Annie Clark), sprigiona un impenetrabile nugolo di paranoie angosciose che sono perlopiù dettate dalla sua voce, una delle più duttili e toniche degli ultimi anni, e dal vigore maschio dei contrasti schizoidi, delle orchestrazioni angolose e da un’ingombrante, persino selvaggia nudità, cui attinge voluttuosamente. Per quanto riguarda la fattura delle canzoni, nel bene e nel male vi sta una prodigiosa visione da giudizio universale. Il tutto, comprensivo di bonus (tra cui un inedito) è disponibile in ben tre versioni, con lusso crescente. (Ondarock)

Tracklist
1. Astronaut: A Short History Of Nearly Nothing
2. Runs In The Family
3. Ampersand
4. Leeds United
5. Blake Says
6. Strength Through Music
7. Guitar Hero
8. Have To Drive
9. What's The Use Of Wond'rin'?
10. Oasis
11. The Point Of It All
12. Another Year: A Short History Of Almost Something

http://www.myspace.com/whokilledamandapalmer

Michel Gondry - Se Mi Lasci Ti Cancello

Locandina Se mi lasci ti cancello

Un film di Michel Gondry. Con Jim Carrey, Kate Winslet, Elijah Wood, Mark Ruffalo, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Gerry Robert Byrne, Thomas Jay Ryan, Jane Adams, David Cross, Ryan Whitney, Debbon Ayer, Amir Ali Said, Brian Price, Paulie Litt, Ellen PompeoTitolo originale Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Fantastico, durata 108 min. - USA

Joel e Clementine sono una coppia molto innamorata. Un giorno però, la ragazza, stanca della sua relazione ormai in fase di declino, decide, mediante un esperimento scientifico, di farsi asportare dalla mente la parte relativa alla storia con Joel. Il giovane, una volta venuto a conoscenza di questo fatto, sceglie di fare altrettanto ma durante il procedimento cambia idea.
Il regista Gondry, si avvale del geniale sceneggiatore Charlie Kaufman (Essere John Malkovich - Il Ladro Di Orchidee) per dare vita ad un'opera originale, dal sapore dolce-amaro. Il film del creatore di Human Nature però, nonostante sia particolarmente coinvolgente, delude le aspettative, a causa della sua esposizione narrativa frammentata che al contrario di molte altre pellicole montate con lo stesso stile, confonde lo spettatore, lasciandolo perplesso anche quando al termine del film si arriva alla comprensione globale. Inoltre, per alcuni risvolti della trama, quest'opera ricorda fortemente il thriller Vanilla Sky, remake dello strepitoso Apri Gli Occhi di Alejandro Amenabar.
Fortunatamente, i quattro protagonisti principali, donano a questa commedia una sostanziosa dose di profondità e di spessore. I personaggi sono reali, veri e credibilissimi; non solo per il trucco usato sul set che è pressoché assente ma soprattutto per le varie sfaccettature caratteriali che li rendono umani. Ciascuno dei protagonisti lascia trasparire le sue angosce, i suoi dolori e le sue debolezze. Wood è il perfetto ritratto di un ragazzino represso, solo e frustrato mentre la Dunst è una giovane sensibile, coraggiosa e con il cuore lacerato. Jim Carrey è bravissimo nell'impersonare Joel, un uomo malinconico, semplice e sognatore che viene completamente travolto dal ciclone Clementine, ragazza carismatica interpretata da una sbalorditiva Kate Winslet, vera sorpresa di questo film. Un uragano di irriverenza e di eccentricità caratterizzano il personaggio della Winslet (da sempre una delle migliori attrici di Hollywood) che appare quasi irriconoscibile a causa del look volutamente trasandato. (Mymovies)

Il voto di Pierolupo: 5/5
Un film adorabile, surreale e dolce come pochi. Jim Carrey è fantastico e dolcissimo nel ruolo di inadeguato e ferito innamorato. La tenacia con cui tenta di non perdere i suoi ricordi è intimamente coinvolgente. Interessante anche Kate in un ruolo per il quale forse non ce la si aspetta... colorata e insospettabile ragazza-fuori-di-testa, insicura e terribile... approccio diretto e disarmante. Ottimo il film, dunque, molto comprensibile nonostante lo sviluppo che segue vie tortuose. Bellissimo.



martedì 27 settembre 2011

Ryan Eslinger – When The Man Falls In The Forest

Un film di Ryan Eslinger. Con Sharon Stone, Timothy Hutton, Dylan Baker, Pruitt Taylor Vince, Nicholas Elia Drammatico, durata 85 min. - Germania, Canada, USA 2007.

Bill è l´addetto alle pulizie notturne di un ufficio. La sua è una vita solitaria in cui coltiva sogni che poi non realizza anche perchè teme il contatto con il suo prossimo. Gary, che è stato suo compagno di scuola e lavora in quello stesso ufficio lo incontra casualmente. Gary ha problemi familiari, la moglie Karen è stanca della vita che la circonda e cerca emozioni che la facciano sentire viva. Gary va a cercare Travis, anche lui ex compagno di scuola segnato da un trauma.
Il film di Ryan Eslinger (classe 1981 e al suo secondo lungometraggio) ha tutte le caratteristiche della produzione indipendente che si realizza grazie al coinvolgimento di una star (in questo caso Sharon Stone, che è anche produttrice esecutiva). Ha cioè il pregio di prendersi il gusto di raccontare storie di personaggi alla deriva oppure apparentemente incapaci di uscire dall´universo in cui si sono autoisolati per paura di soffrire troppo. Qualcuno ne verrà fuori, qualcun altro potrà almeno sperare mentre c'è chi troverà ad attenderlo una fine tragica ma forse desiderata.
Il difetto sta nella supponenza di alcuni (troppi?)giovani ´registi così´ convinti di essere degli ´autori´ da voler scrivere senza collaborazioni le sceneggiature. Ne escono film come questo in cui si apprezzano tutte le potenzialità della storia ma se ne verificano al contempo l´incompletezza e la fragilità. Così se il personaggio del maniacale Bill è ben scritto e interpretato (con i rifiuti e le derisioni subite nel corso della vita scolastica che riemergono e lo feriscono) proprio quello della Stone sembra inserito solo per convincerla a partecipare al progetto dopo la pessima accoglienza ricevuta da Basic Instinct 2. Quando uno script si articola su un numero molto limitato di personaggi bisogna saper essere rigorosi. Eslinger non lo è stato. E si vede.

http://www.filesonic.com/file/2098038704/When.A.Man.Falls.In.The.Forest.2007.iTALiAN.DVDRip.XviD-TRL.avi

lunedì 26 settembre 2011

Patrizia Mintz – Veritas (2010)

Veritas

Un giorno come tanti altri, quello, per il vice questore Michele Arlia, sulla cinquantina, napoletano trapiantato nella capitale e, soprattutto, decisamente lontano dallo stereotipo del poliziotto atletico e senza cervello. Come ogni mattina è alla sua scrivania, con la pipa in bocca, spenta, purtroppo, la giacca già macchiata alle dieci e il cigolio della sedia a ricordargli che è ora di perdere almeno uno dei suoi centoquaranta chili. E poi, quella maledetta telefonata: a San Clemente una turista americana ha denunciato la scomparsa del marito durante una visita guidata e il caso ricade sotto la giurisdizione di Arlia. Più scocciato all'idea di dover lasciare le comodità dell'ufficio che preoccupato dal caso - ordinaria amministrazione - il vice questore raggiunge il luogo della sparizione. Ad attenderlo, un'atroce scoperta: all'interno della nicchia ricavata in una parete giace l'uomo scomparso. Il corpo pare essere stato oggetto di un sadico rituale: evirato, con una ferita profonda sotto la scapola destra, le narici completamente ustionate. Per Arlia sarà il primo di una serie di omicidi che prevedono tutti questa stessa procedura. Solo la sua passione per la storia dell'arte e per l'archeologia lo porterà a capire che i delitti sono legati all'antico culto di Mithra e che i luoghi di sepoltura costituiscono un disegno ben preciso che collega i sotterranei romani. La sua è una lotta contro il tempo e contro un assassino che pare volerlo coinvolgere in un gioco perverso.

Antti J. Jokinen - The Resident

Locandina The Resident

Un film di Antti J. Jokinen. Con Jeffrey Dean Morgan, Christopher Lee, Hilary Swank, Lee Pace, Michael Massee, Kisha Sierra, Penny Balfour, Alexandria Morrow, Peggy Miley, Michael Showers, Skippy the Dog. Thriller, durata 91 min. - USA, Gran Bretagna 2010.

Ogni anno, tre milioni di donne single si trasferiscono in un appartamento in America per la prima volta. Non sanno chi viveva in quella casa prima di loro, non conoscono i loro proprietari, e non si preoccupano di cambiare le serrature. Questa è la storia di una di queste donne...
Dopo essersi separata dal marito la giovane e bella dottoressa Juliet comincia una nuova vita a Brooklyn. Il suo incredibile e spazioso loft sembra troppo bello per essere vero, e quando degli eventi misteriosi cominciano a farle credere di non essere sola Juliet scopre l'impensabile ... qualcuno la sta guardando.
Misteriosi eventi le fanno sospettare di non essere sola nella sua casa e presto le sue paure diventano fin troppo reali. In una rivelazione agghiacciante, scopre che il giovane e affascinante padrone di casa, Max, ha sviluppato verso di lei un ossessione pericolosa. Un terrificante gioco del gatto col topo segue mentre Juliet combatte per liberarsi dalle intenzioni sinistre di Max.

http://www.wupload.com/file/200589480/

Lesley Lokko - Cioccolato Amaro (2009)

Cioccolato amaro

Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi l'appassionante storia di tre ragazze in cerca dell'affetto che non hanno mai avuto. Laure St Lazâre, diciassette anni, abbandonata da bambina dalla madre e senza padre viene cresciuta dalla nonna severa e intransigente sull'isola di Haiti. Sogna di poter fuggire di casa e raggiungere la madre che vive da anni a Chicago. Améline, la servetta di casa St Lazâre è l'unica vera amica di Laure, sogna anche lei una vita diversa lontano da Haiti. Eventi drammatici le strapperanno entrambe dalla loro isola, separandole per molti anni. Dall'altra parte del mondo, intanto, Melanie sembra condurre una vita molto diversa.

Allie Larkin - Se l'amore non basta (2011)

Se l'amore non basta

Che fare se il ragazzo di cui siete perdutamente innamorate dai tempi della scuola è sull'altare di fronte a voi e sta per sposare la vostra migliore amica? Disperarsi? Rassegnarsi? Oppure ideare un piano diabolico per far saltare il matrimonio? Nessuna di queste opzioni è praticabile per Savannah Clark, che ha scelto di essere una damigella perfetta e un'amica fraterna, soffocando dentro di sé la gelosia. Ma dopo la cerimonia e il ricevimento, l'inaspettata visita di Peter, lo sposo, fuggito da sua moglie e dalla fatidica prima notte, rimette tutto in discussione. Lui è sbronzo, sconvolto, forse non sa quel che dice, eppure sta per confessarle di essere sempre stato innamorato di lei. Un sogno che si avvera o la fine di un'amicizia? Impossibile capirci qualcosa: la balbettante dichiarazione di lui viene interrotta dalla mamma della sposa e il momento della verità è rimandato al ritorno dei due sposini dal viaggio di nozze. Rimasta sola con la propria ansia, Savannah tenta di dimenticare Peter: è sufficiente una serata a base di vodka e Rin Tin Tin per trasformare il suo disperato bisogno di affetto e fedeltà nella folle e impulsiva decisione di ordinare su internet un cucciolo di pastore tedesco. Un cucciolo di cinquanta chili... che le procurerà un bel po' di grane, ma anche una nuova e affascinante conoscenza: il dottor Alex Brandt, un bel veterinario dai lunghi capelli biondi e dal sorriso fantastico.

Francisco Perez Gandul - Cella 211 (2010)

Cella 211

Il giovane Juan Olivier, al suo primo incarico come secondino in un carcere di massima sicurezza, si presenta al lavoro con un giorno d'anticipo sul primo turno di guardia. Mentre visita il braccio che rinchiude i detenuti più pericolosi ha un mancamento. Nel tentativo di rianimarlo, le guardie lo distendono temporaneamente sulla brandina di una cella al momento vuota: la cella 211. Ma non hanno il tempo di aspettare che Juan si riprenda: il carismatico Malamadre, leader indiscusso dei detenuti più pericolosi, è riuscito ad assumere il controllo del braccio e a scatenare una sommossa. Alle guardie non resta che togliersi da lì al più presto e mettersi in salvo, abbandonando l'ignaro Juan al proprio destino in mezzo ai rivoltosi... Un noir carcerario che si avvale di un tema di grande impatto, una trama piena di colpi di scena e un protagonista camaleontico di fronte a un tragico destino. Da questo romanzo d'esordio, l'omonimo film di Daniel Monzón uscito in Spagna nel 2009.

sabato 24 settembre 2011

Ruth Rendell - I Tredici Scalini (2005)

I tredici scalini

Mix Cellini è un superstizioso del numero tredici. Abita in un palazzo fatiscente a Notting Hill, ed è ossessionato dall'appartamento al numero 10 di Rillington Place, dove il famoso John Christie ha commesso una serie di crimini efferati. Cellini subisce anche il fascino di una modella, sua vicina: una donna che mai gli concederebbe la sua attenzione. La padrona di casa di Miz è ugualmente schiva nei suoi confronti e passa il suo tempo nella biblioteca personale. Ma quando la realtà impone la propria esistenza nella vita dell'uomo, una violenza a lungo repressa esplode in tutta la sua forza.

Seguite, a parecchi gradini di distanza, dalla volenterosa emula americana Elisabeth George, le due grandi signore del giallo britannico contemporaneo, P. D. James (classe 1920) e Ruth Rendell (classe 1930), hanno in comune l'estrema, attentissima sensibilità al mutamento sociale in tutte le sue forme: dalle varie ibridazioni delle classi tradizionalmente riconosciute, al crescente rilievo delle diverse comunità etniche; dall'affiorare di inedite figure professionali, alle mutevoli geometrie di assetti familiari in continuo aggiustamento. Nei Tredici scalini , il virtuosismo di Rendell mette in scena la convivenza di quelle che Balzac avrebbe definito due "specie" sociali antitetiche. Da una parte abbiamo l'ottantenne miss Chawcer, costretta dal costo crescente della vita ad affittare a un estraneo l'ultimo piano della grandiosa e fatiscente villa vittoriana di Notting Hill, dove vive da sempre; dall'altra il suo affittuario, Mix Cellini, tecnico specializzato nella manutenzione dei più moderni attrezzi ginnici. L'incomunicabilità più radicale regna tra il giovane, del tutto incolto e maniacalmente igienista, e la sua padrona di casa, che vive rileggendo assiduamente i classici e tenta ogni tanto, con poca convinzione, di dar la caccia alla polvere e alle ragnatele con il suo aspirapolvere del 1952. Eppure un filo invisibile di assurde speranze collega i due personaggi: Mix è certo di essere in procinto di conquistare una splendida top model, miss Chauwcer aspetta con fiducia il ritorno di un corteggiatore che se ne è andato sessant'anni prima. D'altronde un'ombra inquietante si allunga sui loro destini, accomunandoli: quella di un serial killer degli anni cinquanta, il cui fantasma sembra, sino al sorprendente finale, aggirarsi minaccioso nel quartiere che fu teatro delle sue gesta.

Ruth Rendell - La Bottega dei Delitti (2006)

La bottega dei delitti

La prima vittima, una ragazza, aveva un morso sul collo. Il test del DNA accusava il fidanzato di lei, ma la stampa aveva già trovato un nome per l'assassino, il Rottweiler, e quel nome aveva funzionato. L'ultimo corpo era stato scoperto vicino al negozio di lnez Ferry, nel quartiere londinese di Marylebone. Qualcuno aveva notato una figura che fuggiva nel buio, ma non aveva saputo dire neppure se si trattasse di un uomo o una donna. Unici indizi la predilezione dell'assassino a strangolare le proprie vittime e a tenere con sé un piccolo oggetto: un accendino, una collana. La vedova Inez Ferry ospita alcuni inquilini sopra il suo negozio di antiquariato, ed è in questo negozio che a volte l'assassino lascia le sue tracce. Le gesta imprevedibili e ossessive dell'assassino iniziano a turbare profondamente la vita di questa piccola ed eterogenea comunità di pensionanti, fin quando il sospetto non infrange l'ordine e la fiducia reciproca: uno di loro potrebbe essere il Rottweiler?

Jane Borodale - La ragazza del libro dei fuochi (2011)

La ragazza del libro dei fuochi

Londra 1752. Fra i vicoli umidi di pioggia si aggira la giovane Agnes Trussell, con in tasca una manciata di monete rubate e nel grembo una vita che cresce suo malgrado. Ma una porta si apre all'improvviso nel buio e Agnes si ritrova ad accettare un impiego come apprendista in un laboratorio di fuochi d'artificio. Mentre impara a muoversi in un mondo fatto di polveri esplosive, gesti prudenti e tentativi malriusciti, la ragazza conquista lentamente la fiducia dell'enigmatico John Blacklock e si unisce alla sua missione: creare i fuochi più spettacolari che l'occhio umano abbia mai visto. I mesi corrono, e per Agnes diventa sempre più complicato celare il suo segreto agli sguardi ambigui della signora Blight, la governante che controlla ogni sua mossa. Ma in una casa dove nulla è ciò che sembra, il destino può prendere pieghe inaspettate e neanche la fervida immaginazione di Agnes prevede ciò che il futuro ha in serbo per lei.

Marco Polillo - Il pontile sul lago (2011)

Il pontile sul lago

Orta San Giulio, Caffè del Lago. "E Gennaro dov'è? Come mai non è ancora arrivato?" Mario, Tancredi e Stefano sembrano comari di paese mentre aspettano il loro amico per l'aperitivo delle sette, al solito tavolino in piazzetta. E aprile, l'aria è quasi estiva: strano che Gennaro Vattuone, ex professore di latino e greco, non si faccia vivo. Una ragione c'è, irrimediabile: l'uomo è stato assassinato e il corpo giace sul pontile della villa dove il professore si era ritirato dopo aver lasciato l'insegnamento. Una quieta cittadina di provincia in cui tutti si conoscono, e tutti sanno tutto di tutti. Ma è davvero così? Al vicecommissario Enea Zottìa - lontano dalla Questura di Milano, dal suo matrimonio infelice con Enza e da certe serate solitarie con l'unica compagnia del gatto - sembra di essere in vacanza, ma gli bastano poche ore per capire che l'atmosfera d'altri tempi non è che la punta di un iceberg. La rete di segreti, menzogne e interessi particolari in cui è coinvolto l'intero paese non sarà facile da decifrare: l'omicidio ha l'aria di un'esecuzione. Per quale motivo la statua della Primavera nel giardino di Vattuone è stata ruotata con le spalle al lago? Anche gli amici del bar hanno un passato da nascondere, ma Zottìa sa bene come spingersi oltre con buonsenso e ragionevolezza. E più irragionevole, forse, la speranza che ripone in fondo al cuore e che riguarda Serena, l'amore della sua vita. O forse no...

Valeria Parrella - Lo Spazio Bianco (2008)

Lo spazio bianco

Maria ha superato da poco i quarant'anni, vive a Napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. Dietro l'oblò dell'incubatrice Maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Niente è più come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d'aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da lì. Nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su Dante e Leopardi per conquistarsi la terza media. La circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale è solo la lente d'ingrandimento di quello nazionale.

Ruth Rendell - Il Parco delle Anime (2004)

Il parco delle anime

Regent's Park di Londra. Qui si muovono i personaggi di Ruth Rendell: disperati, barboni, uomini crudeli e donne generose, malati e drogati. C'è la dolce Mary, che dopo aver donato il midollo osseo si scopre legata da una misteriosa affinità all'uomo che ha salvato; l'anziano Bean, cameriere in pensione, che sbarca il lunario facendo il dog-sitter; il tossico Hob, schiavo della droga e dei suoi aguzzini; e poi c'è Roman, un uomo dal cuore infranto, senzatetto per libera scelta. Tante storie che, come i sentieri del parco, seguono percorsi apparentemente casuali. Fino a che ciascuno dei protagonisti non si imbatterà in un pericoloso serial killer che è solito appendere i cadaveri delle sue vittime sulle cancellate del giardino zoologico...

Ruth Rendell - Rebus per un Funerale (2003)

Rebus per un funerale

Stanley Manning è un uomo senza risorse, con un solo interesse nella vita: l'enigmistica. È questo quello che l'odiata suocera pensa di lui. Ma la donna si sbaglia, c'è qualcosa che da oltre vent'anni appassiona Stanley: l'eredità che sua moglie Vera riceverà alla morte della madre. Soprattutto da quando la suocera, malata di cuore, è venuta a vivere con i due sposi, trasformando la loro vita in un inferno e facendo di tutto per minare la loro unione. Esasperato, Stanley decide di "dare una mano alla natura" sostituendo le pastiglie indispensabili alla vecchia signora con dell'innocua saccarina. Ma non tutto va come previsto, e Stanley si trova ingarbugliato in un rebus decisamente troppo complicato...

venerdì 23 settembre 2011

Alfredo Colitto - I discepoli del fuoco (2011)

I discepoli del fuoco

Bologna, autunno 1312. Mondino de' Liuzzi, medico anatomista, viene incaricato dal podestà di far luce su una morte strana e orribile: un membro del Consiglio degli Anziani è stato ritrovato carbonizzato in casa sua, eppure nella stanza nulla fa pensare a un incendio. Perfino la poltrona su cui l'uomo era seduto è rimasta quasi integra, mentre il corpo è bruciato in modo irregolare. I piedi sono illesi, un braccio è interamente ustionato, tutto il resto è ridotto in cenere. Mondino fa trasportare il cadavere nel suo studio per esaminarlo. Non riesce a svelare come è morto, ma sollevando con il coltello da dissezione la pelle bruciata del braccio scopre i resti di un tatuaggio: un mostro alato, con la testa di leone e il corpo avvolto nelle spire di un serpente. La mattina seguente il cadavere scompare. Qualche tempo dopo, un frate francescano viene ritrovato morto nel quartiere dei bordelli. In tasca ha un disegno molto simile al tatuaggio scoperto da Mondino. L'indagine sui due morti rivela l'esistenza di una setta di adoratori di Mithra, dio persiano del sole e del fuoco, adorato anche dai romani sotto il nome di Sol Invictus. Con l'aiuto di Gerardo da Castelbretone, un ex templare con cui ha stretto amicizia, Mondino viene a sapere che la setta si propone di salvare l'intera città per mezzo del fuoco purificatore: un grande incendio rituale in cui le anime di quelli che moriranno si riuniranno con Mithra.

Jon Avnet - Pomodori Verdi Fritti

Locandina Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno)

Un film di Jon Avnet. Con Kathy Bates, Mary Stuart Masterson, Mary-Louise Parker, Jessica Tandy, Cicely Tyson, Chris O'Donnell, Stan Shaw, Gailard Sartain, Timothy Scott, Gary Basaraba, Lois Smith, Jo Harvey Allen, Macon McCalman, Richard Riehle, Raynor Scheine, Nick Searcy. Titolo originale Fried Green Tomatoes. Commedia, durata 130 min. - USA 1991.

Evelyn (K. Bates), depressa donna di mezza età, incontra in una casa di riposo la vivace ottantenne Ninny (J. Tandy) che le racconta la storia dell'amicizia tra la fiera Idgy (M. Stuart Masterson) e la dolce Ruth (M.-L. Parker) e le drammatiche peripezie che le portarono a gestire insieme il Whistle Stop Café alla fermata di un treno che non c'è più, dove si poteva gustare la specialità locale (i pomodori del titolo). Stimolata dai racconti, Evelyn cambia vita. Tratto dal romanzo di Fannie Flagg (candidato al Pulitzer 1987), è il film di esordio del produttore J. Avnet: costato circa 10 milioni di dollari, ne ha incassati più di 65 solo nel mercato USA. Una storia del profondo Sud tutta al femminile – bravissime tutte – che avvince e funziona, nonostante la furbetta rievocazione di maniera e l'insufficiente sottigliezza nell'analisi del rapporto tra le due ragazze.

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Fannie Flagg - Pomodori verdi fritti (2000)

Pomodori verdi fritti

Ci sono incontri che possono cambiarci la vita. A volte, proprio quando pensiamo che non ci sia più niente per cui valga la pena di vivere, incontriamo qualcuno che ci parla, che ha fiducia in noi, e le sue parole sono il raggio di sole nelle tenebre della nostra esistenza.E' quello che succede a Evelyn, una quarantottenne delusa e frustrata, che una mattina incontra Ninny, un'arzilla vecchietta ospitata in una casa di riposo.Per mezzo dei ricordi di Ninny, le due donne intraprenderanno un viaggio a ritroso nel tempo , fino al 1929, fino al caffè dello scalo ferroviario di Whistle Stop, dove la vita scorreva serena nonostante il Ku Klux Klan e la Depressione, dove anche le disavventure venivano affrontate col sorriso sulle labbra e con tanto coraggio. Un romanzo delicato e commovente sul vero senso della vita (e della morte), al di là delle ansie e delle frustrazioni che ci impediscono di vivere veramente.

Elisabetta Rasy - Tra noi due (2004)

Tra noi due

Roma che cambia, che si modifica irreparabilmente per ospitare le Olimpiadi del 1960 e lo sviluppo senza controllo di quegli anni, alle soglie del '68 e delle rivolte studentesche. Una famiglia lacerata dalle tempeste del passato che si ritrova ad affrontare un presente estraneo e incerto. Una madre dolente e appassionata insieme a sua figlia, una ragazza che sta scoprendo il mondo e osserva ancora la realtà con occhi stupiti. Al centro della storia è un liceo dove, tra lezioni e programmi scolastici, s'impara la vita. Protagonisti sono un professore di storia che con le sue parole riesce a raggiungere il cuore dei ragazzi, un'insegnante di francese che improvvisamente scompare nel nulla, e suo nipote, Marco, ragazzino che sta diventando uomo.

Giulia Carcasi - Io Sono Di Legno (2007)

cop[10]

Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.

Jonathan Safran Foer - Molto Forte, Incredibilmente Vicino (2005)

Molto forte, incredibilmente vicino

A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". È l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.

Marco Polillo - Il pontile sul lago (2011)

Il pontile sul lago

Orta San Giulio, Caffè del Lago. "E Gennaro dov'è? Come mai non è ancora arrivato?" Mario, Tancredi e Stefano sembrano comari di paese mentre aspettano il loro amico per l'aperitivo delle sette, al solito tavolino in piazzetta. E aprile, l'aria è quasi estiva: strano che Gennaro Vattuone, ex professore di latino e greco, non si faccia vivo. Una ragione c'è, irrimediabile: l'uomo è stato assassinato e il corpo giace sul pontile della villa dove il professore si era ritirato dopo aver lasciato l'insegnamento. Una quieta cittadina di provincia in cui tutti si conoscono, e tutti sanno tutto di tutti. Ma è davvero così? Al vicecommissario Enea Zottìa - lontano dalla Questura di Milano, dal suo matrimonio infelice con Enza e da certe serate solitarie con l'unica compagnia del gatto - sembra di essere in vacanza, ma gli bastano poche ore per capire che l'atmosfera d'altri tempi non è che la punta di un iceberg. La rete di segreti, menzogne e interessi particolari in cui è coinvolto l'intero paese non sarà facile da decifrare: l'omicidio ha l'aria di un'esecuzione. Per quale motivo la statua della Primavera nel giardino di Vattuone è stata ruotata con le spalle al lago? Anche gli amici del bar hanno un passato da nascondere, ma Zottìa sa bene come spingersi oltre con buonsenso e ragionevolezza. E più irragionevole, forse, la speranza che ripone in fondo al cuore e che riguarda Serena, l'amore della sua vita. O forse no...

Unni Lindell - La trappola di miele (2011)

La trappola di miele

È un caldo giorno di giugno, persino in Norvegia. Come ogni lunedì, il furgone che vende i gelati passa per il suo solito giro in un quartiere residenziale alla periferia di Oslo. In quel pomeriggio, mentre tutti i bambini si accalcano intorno al camioncino per comprarsi un cono, il piccolo Patrik Øye scompare improvvisamente nel nulla. L'ultima persona ad averlo visto è la vecchia signora che abita nella casa marrone in fondo alla strada. A distanza di una settimana, Elna Druzika, giovane immigrata lettone, viene investita da un'auto all'uscita dal lavoro. Dell'incidente si sa poco, solo che il corpo della ragazza presentava delle ferite precedenti all'impatto letale con una macchina di colore rosso. I due casi non sembrano avere alcun nesso, fino a quando la squadra investigativa capitanata da Cato Isaksen non scoprirà un particolare inquietante: Wiggo Nyman, l'autista del furgone dei gelati in servizio il giorno in cui è sparito Patrik, era anche il fidanzato di Elna. Spetterà all'ispettore e alla sua collega Marian Dahle appurare quali connessioni esistono tra le due vicende e quali terrificanti scenari si nascondono dietro l'apparente tranquillità della città scandinava.

giovedì 22 settembre 2011

Daniel Monzón - Cella 211

Locandina Cella 211

Un film di Daniel Monzón. Con Luis Tosar, Alberto Ammann, Antonio Resines, Marta Etura, Carlos Bardem, Manuel Morón, Luis Zahera, Vicente Romero, Fernando Soto, Jesús Carroza, Félix Cubero, Manolo Solo, Joxean Bengoetxea, Juan Carlos Mangas, David Selvas, Patxi Bisquert, Xosé Manuel Olveira 'Pico', Hilario Pino, Antonio Durán 'Morris', Jesus Del Caso, Suso Lista, Pedro Piqueras, Xavier Estévez. Titolo originale Celda 211. Azione, Ratings: Kids+16, durata 110 min. - Francia, Spagna 2009.

Per fare buona impressione nel carcere dove ha appena trovato lavoro come secondino, Juan Oliver si presenta con un giorno d'anticipo sul primo turno di guardia. Durante la visita al braccio di massima sicurezza, un frammento di intonaco cade dal soffitto e lo colpisce sulla testa. In attesa di poterlo soccorrere, gli altri guardiani lo distendono temporaneamente nell'unica cella libera, la numero 211. In quello stesso istante, ha però inizio una rivolta organizzata dal carismatico detenuto Malamadre, che costringe il giovane guardiano inesperto a improvvisarsi credibile galeotto per riuscire a sopravvivere alla situazione e riabbracciare la moglie al sesto mese di gravidanza.
Negli ultimi anni la Spagna si è costruita un passo alla volta una solida identità legata al cinema di genere. È una tendenza inaugurata qualche anno fa da Amenábar e poi portata avanti da Alex De la Iglesia, Jaume Balagueró e Juan Antonio Bayona, che dimostra come questi cineasti conoscano talmente bene le regole del gioco da saperle riorganizzare senza stravolgerle, da riuscire a trovare un nuovo percorso di senso all'interno di un reticolo fatto di cliché. Cella 211 non ha a che fare con spiriti inquieti, case infestate o possessioni demoniache, ma con un altro dei luoghi cari al cinema popolare americano: il carcere, al cui interno Juan diviene il tipico "personaggio ordinario calato in un contesto straordinario". La nota formula hitchcockiana si declina qui a partire da un rovesciamento che vede il personaggio principale costretto a fingersi oppositore per sopravvivere, fino a scoprirsi capo carismatico e principale motore della rivolta carceraria. Una rivolta che, come accade nel miglior cinema di genere, ha una forte connotazione politica. Argomenti come le condizioni carcerarie e la denuncia della violenza istituzionale, le questioni diplomatiche con il governo basco e la gestione dei terroristi dell'ETA, oltre al ruolo fondamentale dei media sull'opinione pubblica, vengono messi in scena senza troppe indulgenze (anzi, calcando fin troppo sulla tragicità della vicenda), e mantenendo una componente spettacolare e una progressione drammaturgica invidiabili per una stessa produzione americana.
Se è vero che tastare il polso al cinema popolare aiuta ad avere un'idea sullo stato di salute dell'intera cinematografia di una nazione, Cella 211 racconta di un cinema estremamente vivace, avvincente e complesso, anche quando gioca secondo le regole.

http://www.fileserve.com/file/EPNHzhc
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Biagio Antonacci - Inaspettata

Inaspettata (Deluxe Edition), Biagio Antonacci

"Inaspettata" di Biagio Antonacci è un disco carico, almeno quanto lo è lui. E fa bene ad esserlo: da anni vuole puntare al mercato estero, e per farlo al meglio ha anche cambiato etichetta discografica, passando dalla Universal alla Sony Music dove, finalmente, sembra aver trovato un po' di respiro. Antonacci fa bene anche a non risparmiarsi nulla. A partire da Celso Valli e Michele Canova, due dei produttori più esperti che abbiamo in Italia, per questo nuovo disco si è preso sotto braccio un giovane che di nome fa Guido Style e ha puntato in alto anche per quanto riguarda le collaborazioni canore.
I due nomi che saltano all'occhio e incuriosiscono da subito sono quelli di Leona Lewis e dei Club Dogo. Con la star britannica di X Factor, il nostro ha cantato "Inaspettata", brano pronto e confezionato per sfondare le classifiche. L'introduziuone non tradisce le aspettative di un qualunque bel brano di Antonacci, mentre è piacevole e sempre più incalzante il matrimonio tra le due voci e l'apertura del ritornello, specie su quello conclusivo. "Ubbidirò" con i Club Dogo è un altro brano ben riuscito, le strofe cantante da Antonacci sono melodiche, ma il tappeto musicale del ritornello si trasforma in un'ottima base per la rappata dal gruppo milanese. In ogni caso, il disco è pieno di belle canzoni: si apre e si chiude con due brani diversissimi tra loro, il primo, "Vivi l'avventura" che ha un ritmo quasi da discoteca, il secondo "Migrazione" intimo e quasi sussurrato. Ci sono ovunque ritornelli immediati, specie quello di "Se fosse per sempre" (ascoltare per credere), oppure "Buongiorno bell'anima" e "Chiedimi scusa", sicuramente le tre canzoni più belle di tutto quanto il disco.
"Inaspettata" è un album che suona bene, dall'inizio alla fine, scorre piacevole, fluido, senza alti e bassi ma mantenendo sempre il livello musicale, compositivo e di testi alto. Biagio in questa sua ultima fatica in studio c'ha messo la voce (a volte "da gallina", come dice lui), c'ha messo i soldi, perché la produzione è della sua etichetta discografica Iris (e si dice contento e soddisfatto di aver investito su un progetto simile), c'ha messo il cuore e l'ironia (basta leggere alcuni testi per rendersi conto che il nostro sa essere profondo ma senza prendersi troppo sul serio), c'ha messo la passione, l'attenzione per i dettagli... insomma, Biagio c'ha messo tutto quello che poteva metterci.
E anche se durante l'intervista ha dichiarato a Rockol che non ama spiegare le canzoni e che il lavoro del critico uccide un po' il significato dei brani, noi il nostro parere sul suo album l'abbiamo dato: che non ce ne voglia. (Rockol)

Tracklist
1. Vivi l'avventura
2. Se fosse per sempre
3. Buon giorno bell'anima
4. Inaspettata (Unexpected) [Feat. Leona Lewis]
5. Chiedimi scusa
6. Lei, lui e lei
7. Ubbidirò [Feat. Club Dogo]
8. Resterà di te
9. Questa donna
10. La rarità
11. Migrazione

http://www.myspace.com/biagioantonacci

http://www.fileserve.com/file/8sRmjFU

Biagio Antonacci - Il Cielo Ha Una Porta Sola

Il Cielo Ha una Porta Sola

Dedicarsi all'ascolto de Il cielo ha una porta sola, l'ultima fatica discografica di Biagio Antonacci, è come radunarsi tutti a casa dell'artista, fare la classica rimpatriata fra amici e sfogliare un album di vecchie foto ormai ingiallite: mano a mano che scorrono le pagine, nella nostra mente "cominciano i ricordi", più o meno intensi, nitidi o sbiaditi di tutta una vita, breve o lunga che sia, costellata di eventi positivi e negativi.
A ciascuno di noi il compito di tuffarsi a capofitto in questo percorso a ritroso che fa riaffiorare, come in un déjà vu, le emozioni più significative e i momenti salienti del nostro cammino.
Questo lavoro discografico è costituito da quattordici remake di brani già pubblicati da Biagio Antonacci, sapientemente rimaneggiati in chiave più semplice, essenziale, unplugged.
Vengono privilegiati la chitarra acustica e il pianoforte e, di contro, si rinuncia parzialmente all'utilizzo della chitarra elettrica, dei campionamenti, degli effetti prodotti dai distorsori e dalle tastiere che caratterizzano, invece, le versioni originali di queste canzoni. Grazie a queste modifiche i pezzi riarrangiati assomigliano notevolmente alle versioni live eseguite dal cantante milanese durante tutti i suoi affollatissimi concerti.
E' come se Biagio avesse voluto togliere i veli, gli orpelli e i fronzoli che abbelliscono l'abito e il corpo di una donna che gli sta di fronte, per vederla in versione "nature", acqua e sapone. I suoi rifacimenti sono quindi deliziosamente scarni, "denudati", immediatamente percettibili, come una sorta di canovaccio su cui noi, assaporando ogni nota, tessiamo la tela e il racconto della nostra esistenza.
Questa carrellata di ricordi e sensazioni è impreziosita da due brani inediti: Il cielo ha una porta sola, che dà il titolo all'album, e Aprila. Sono rispettivamente proprio questi due pezzi ad introdurre questo excursus musicale/emotivo.
Iniziamo dunque con Il cielo ha una porta sola, brano struggente, decisamente romantico, dal sapore intenso e delicato al tempo stesso. Un uomo, consapevole del proprio sentimento nei confronti dell'amata, palesa senza remore e senza  pudori tutto il suo trasporto e la sua passione, quasi crogiolandosi nella propria estasi inebriante. Invita la donna a non bloccarsi, a non irrigidirsi di fronte a tutta questa devozione, a questo vento di passione che la investe ma, anzi, la esorta a lasciarsi andare, a vivere appieno il loro rapporto, a farsi trasportare dolcemente nei cieli ignoti e sconfinati di un pianeta chiamato amore.
Nel brano prevale il suono morbido, sinuoso e carezzevole del pianoforte che esegue una melodia a mò di serenata, il tutto in gradevole antitesi con una batteria incalzante, quasi prepotente, che conferisce alla canzone un andamento ben definito, marcato, cadenzato.
Aprila è il secondo brano dell'album, una ballata anch'essa struggente, romantica, vibrante. Esordisce con un arpeggio della chitarra acustica, per poi esplodere con l'entrata in scena  della batteria, in particolare della grancassa che, assieme alla chitarra elettrica, imprime una notevole accelerazione e un ritmo assolutamente sostenuto, "tirato".
In questo pezzo l'innamorato manifesta tutta la gamma di sensazioni positive che quella relazione suscita in lui, descrive il valore aggiunto che la compagna apporta nella sua vita. Lui si sente libero, leggero, forte e onnipotente proprio come un re.
Seguono poi due brani che Biagio ha scritto per Laura Pausini, ma che in questo frangente interpreta lui stesso. Il primo è Fra te e il mare, in cui spicca immediatamente l'abissale differenza fra la versione eseguita dalla Pausini e quella di Antonacci. Quest'ultima parte subito con un andamento ben delineato, fresco, grintoso, prodotto dalla ritmica della chitarra elettrica. In questa veste più moderna il pezzo acquista un carattere energico, dirompente, graffiante e perde quella stucchevolezza e quella vena malinconica tipica dello stile di Laura Pausini.
E' poi la volta di Vivimi, brano anch'esso scritto da Biagio per la cantante romagnola. La versione di Antonacci è eseguita dalla chitarra acustica e dal pianoforte. Dal primo refrain subentra la grancassa che conferisce al pezzo una struttura meno sospesa e, anzi, più veloce e frizzante di quella creata dalla Pausini.
Segue poi la carrellata dei vari remake, fra cui risalta Sognami, pezzo molto recente, dato che risale al 2007. In questo caso è reinterpretato con l'aiuto di Claudia Cardinale, una delle attrici più incisive e capaci del panorama italiano. E' proprio la voce della Cardinale a rendere il pezzo molto più sensuale e conturbante dell'originale, grazie alla sua voce scura, bassa, quasi pastosa. Nell'introduzione del brano declama in francese i versi che Biagio canta in italiano, per poi ricomparire verso la fine quando, come nella versione originale, parte del refrain viene eseguita ancora in francese. In quest'ultimo caso l'attrice tunisina di nascita si cimenta nel canto, dando prova di doti e capacità vocali più che soddisfacenti.
Tutte le altre canzoni che compongono l'album risultano forse più snelle e orecchiabili dei brani originali: ci si sofferma davvero sulle peculiarità vocali di Biagio Antonacci, sulla pregnanza dei suoi testi, coadiuvati da una melodia che scorre fluida e armoniosa.
E' come se, addentrandoci in quest'avventura discografica, ci trovassimo fisicamente ad un concerto di Antonacci, a cantare a squarciagola le sue creazioni o semplicemente a farle nostre tramite un ascolto attento e approfondito, senza distrazioni di sorta.
Per preparare questo cd Antonacci si è affidato proprio ai suoi fans e al mondo virtuale di Internet, chiedendo ai frequentatori del suo sito di comunicare i pezzi che avrebbero voluto riascoltare in una formula riarrangiata e più nuova. E' stata poi stilata una classifica e sono stati selezionati i quattordici pezzi più votati.
Grazie a questa scelta strategicamente ineccepibile, Biagio Antonacci ha regalato la gioia di riassaporare brani già conosciuti a molti di noi e di divulgare agli altri canzoni che, per svariati motivi, al momento della loro pubblicazione sono forse passate inosservate e che ora avremo la possibilità, nonché il piacere, di scoprire e di gustare.

Tracklist
1. Il cielo ha una porta sola
2. Aprila
3. Tra te e il mare (Rolling version)
4. Vivimi
5. Pazzo di lei
6. Sognami
7. Quanto tempo e ancora
8. Iris (tra le tue poesie)
9. Sappi amore mio
10. Convivendo
11. Se è vero che ci sei
12. Angela
13. Mio padre è un re
14. Fiore
15. Qull'uomo lì
16. Lo conosco poco

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Tiger Lou - A Partial Print

Partial Print

Il terzo album di Tiger Lou, acronimo dello svedese Rasmus Kellerman, conferma tutte le aspettative che ci sono intorno ai lavori dell'artista, definendo nuovamente un genere che è meno aperto ed immediato rispetto ai primi lavori per avvicinarsi ad atmosfere più dark-pop. L'inizio è davvero ben fatto, a partire dal lento incedere della prima The More You Give che si apre nel finale in un pezzo più ritmato, passando ai toni oscuri della seconda The Less You Have To Carry e finendo con il sound più immediato della terza So Demure che potrebbe benissimo essere la cartolina da inviare a chi ha voglia di scoprire questo album. Rasmus ci prova anche con la carte del brano molto più impegnato come con la lenta Odessa ed il risultato seppur non perfetto è decisamente convincente, dimostrando come sia assolutamente nelle sue corde la realizzazione di un disco oscuro e avvolgente. L'unico appiglio al passato più brillante è il penultimo brano Crushed By A Crowd caratterizzato dall'incedere ripetuto e abbastanza carico. Tutto "A Partial Print" è un ottimo disco, certamente non di facilisismo ascolto almeno le prime due volte, ma pian piano riesce ad insinuarsi in mente dimostrando in pieno sia il valore del disco che quello dell'artista nel suo complesso.

Tracklist
1. The more you give
2. The less you have to carry
3. So demure
4. Trust falls
5. An atlas of those our own
6. Odessa
7. Trails of spit
8. Coalitions
9. Crushed by a crowd
10. A partial print

http://www.myspace.com/tigerlou

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Keane - Perfect Symmetry

Perfect Symmetry
 
Diciamo la verità. Quante volte molti pregiudizi hanno influito sulla nostra voglia di ascoltare o solamente sul semplice fatto di scaricare un album? E' questo quel che mi è capitato per l'ultimo cd dei Keane, solo ieri mi sono "deciso" a volerlo almeno scaricare e magari riuscire a buttare giu due o tre ascolti "tanto per saperne parlare"...Ebbene sinceramente sono rimasto un pò stupito, in positivo, da questa terza prova del trio inglese, fino a oggi etichettato come uno dei pochi gruppi di successo "senza le chitarre", almeno fino a quest'ultimo lavoro. E non sono solo le chitarre la vera novità dei Keane. Adesso la band sa osare, adesso il loro suono diventa perfino allegro. E proprio questa la piu grande sorpresa dell'album, che considero il loro più allegro finora, dopo l'opaco e malinconico precendente e l'ormai classico esordio di "Hopes and Fears". In "Perfect Simmetry" i Keane sembrano suonare divertendosi, un tocco di tastierine eighties da fae invidia ai Killers in "Spirraling", degli strani falsetti in stile 'A-ha' o David Byrne e un bel-gioioso banjo in "Better like This", chitarre in stile Radiohead (Playing Alone), il solito singolo tormentone (The lovers are losing), un altro in pieno stile "Hopes and Fears" come la title-track "Perfect Simmetry" (forse il migliore brano dell'album), o ancora "Pretend that you're alone", molto british, che coi suoi riffettini di chitarra e le sue trombette è uno dei migliori esempi di questo cambio di rotta, che per i Keane definirei un "carnevale sonoro" inaspettato, che personalmente ritengo abbastanza riuscito. Certo per molti è la consacrazione dei Keane come band puramente pop, ma ben vengano dischi pop come questo. It's only Pop, but I like this! (Indiexplosion)

Tracklist
1. Spiralling
2. Lovers Are Losing
3. Better Than This
4. You Haven't Told Me Anything
5. Perfect Symmetry
6. You Don't See Me
7. Again & Again
8. Playing Along
9. Pretend That You're Alone
10. Black Burning Heart
11. Love Is the End
 
 
 

The Panics - Cruel Guards

Cruel Guards

Australian quintet The Panics epitomise that rarest of qualities in today's instant-success-or-else music industry: the slow-burning act which uses years of dues-paying to establish its fanbase and its own mature sound. Capitalising on Happy Mondays connections, The Panics have hopped between Manchester and Australia since, recording three albums culminating in this multi-award-winning effort released down under some 20 months ago. It opens impressively, with a big drum-roll heralding the sweeping string intro of "Get Us Home", a song about wanting to return to the cradle to escape life's cruel tricks. Here and in the ensuing "Ruins", where singer Joe Laffer worries whether he's become "like all the others here, a ruin in the deepest of all fears", The Panics manage to take some unusual melodic turns while remaining memorable and engaging. "Creaks" offers a blend of vaguely Celtic flavours with a delivery akin to New Order, while elsewhere the melodramatic, Morricone-esque string arrangement lends a cinematic, Calexicoid slant to the title track. Best of all, though, is the single "Don't Fight It" – already racking up soundtrack spots on TV shows such as Ugly Betty and Underbelly – with its rich brass interjections bolstering Laffer's enquiry as to "what keeps us burning when the fire is long gone?"

Tracklist
1 "Get Us Home" - 4:16
2 "Ruins" - 3:42
3 "Creaks" - 4:02
4 "Don't Fight It" - 5:01
5 "Feeling is Gone" - 3:23
6 "Cruel Guards" - 5:15
7 "Live Without" - 4:17
8 "Something in the Garden" - 4:57
9 "Confess" - 3:49
10 "Sundowner" - 5:18

Bonus EP: Join The Dots
1 "Lazyitis" (Mark Day, Paul Davis, Paul Ryder, Gary Whelan, Shaun Ryder, John Lennon, Paul McCartney, Sly Stone, David Essex) - 3:56
2 "One Too Many Mornings" (Bob Dylan) - 2:28
3 "Factory Girl" (Mick Jagger, Keith Richards) - 2:31
4 "Who By Fire" (Leonard Cohen) - 3:04
5 "Just Like A Woman" (Dylan) - 4:47

http://www.myspace.com/thepanics

http://www.mediafire.com/?6adcmxtmntb

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